lecture SECONDA UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI NAPOLI, FACOLTA' DI ARCHITETTURA "LUIGI VANVITELLI"
Tesi di Dottorato, anno accademico 2007-2008
alberto sartoris e le avanguardie. dal futurismo al razionalismo: 1926-1946
Biagio Granata

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Alberto Sartoris à sa table de travail

 

alberto sartoris e le avanguardie. dal futurismo al razionalismo: 1926-1946

Tutors: Prof.ssa Anna Giannetti, Prof. Vincerizo Trione

Dottorando: Biagio Granata

HA AVUTO IL SOSTENGO DELL'ASSOCIATION ALBERTO SARTORIS E DI ENRICO MARIA FERRARI.



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Nel primo capitolo, al fine di inquadrare un’attività critica, sviluppata lungo un arco temporale di circa settant’anni, si è voluto analizzare il rapporto dell’architetto svizzero con i Futuristi, quale è stato descritto dalla critica storiografica e da lui stesso, e il suo rapporto con il Movimento Moderno, alla luce delle differenti letture di cui sono stati a loro volta oggetto tali fenomeni artistici.

L’indagine è partita dalla monografia che Raffaello Giolli, nel 1937, gli ha dedicato, tentando una prima lettura critica del suo ruolo e della sua opera all’interno del razionalismo italiano.

Allontanandolo dal Futurismo, il critico milanese fa emergere tale primo nucleo problematico per la vicenda sartoriana e per i rapporti all’epoca tra Futuristi e Razionalisti sul quale si innestano da un lato l’adesione opportunistica dell’architetto svizzero al movimento e la diversità ampiamente documentata dalla critica della sua posizione rispetto a quella marinettiana; dall’altro il legame che, ad esemplo, Marinetti e Bardi rivendicavano tra Sant’Elia e, rispettivamente, il Futurismo e il Razionalismo.

In questa polemica fra i due “schieramenti”, anche Sartoris cercherà di accreditarsi un ruolo attraverso l’equazione architettura futurista = nuova architettura europea sulle pagine di «La Città Futurista», tanto da, nel 1928, esporre le sue opere sia alla prima mostra del Razionalismo a Roma, sia
alla prima mostra di architettura futurista, all’esposizione di Torino, atto ufficiale dell’adesione di Sartoris al movimento marinettiano. Le mostre, le polemiche, I dibattiti fra i due schieramenti sono stati analizzati attraverso le riviste dell’epoca, «Fiera letteraria», «Architettura e Arti decorative», «La città futurista» e «Stile futurista».

Tale ambivalenza, Sartoris futurista e/o razionalista, si riprende, negli anni Settanta del Novecento, col recupero da un lato dell’architettura futurista in un numero monografico di« Controspazio», curato da Portoghesi; d’altra parte con gli scritti di Cesare De Seta, Aldo Rossi, e Alberto Abriani sul Razionalismo italiano consacrato dalla Mostra Internazionale d’Architettura della XV Triennale del 1973.

La pubblica adesione di Sartoris al Futurismo del 1928 và messa in relazione col ruolo svolto all’interno del primo Ciam, allorché, secondo il programma definito da Le Corbusier, s’impegna a fare pressione sul governo fascista, cercando percià di guadagnare l’appoggio delt’Accademico Marinetti.
Questo ci introduce net secondo capitoto della tesi. Da quando era stato invitato a partecipare al congresso ed era stato successivamente designato a rappresentare l’Itatia net Cirpac corne delegato principale, affiancato da Carlo Enrico Raya, Sartoris era venuto a trovarsi netta rischiosa situazione delt’architetto chiamato a rappresentare l’architettura rnoderna di un paese net quate non risiedeva. Il congresso di La Sarraz permette a Sartoris di intrecciare una serie di scambi cutturati internazionati, e a nol di ricostruire, attraverso anche te sue corrispondenze con Piero Lingeri, Carlo Belli, ed Edoardo Westherdal, una sorta di geografia “sartoriana” che vede in Parigi, Milano, Como, e te isole Canarie, tappe fondamentali di un viaggio che ha assegnato a Sartoris una perenne posizione di “transito” e condizione di “apotide”.

Netl’uttimo capitolo si è infine anatizzato il rapporto funzionatisrno/razionatisrno sutto sfondo di legami col Fascismo e it Futurismo, nelt’opera letteraria più importante di Sartoris critico, Gli Elementi deII’Architettura funzionale, del 1932. It testo appare in un momento storico in cul il confine tra
«futurismo» e «razionalismo» è abbastanza labile.

In primo luogo, una sorta di motivazione interiore e di opportunità spingeva il futurismo o, megilo, il secondo futurismo verso il nascente razionatismo: Il futurismo che, nel periodo prebellico, aveva vissuto la propria audacia netta dirnensione profetizzante di Marinetti, trovava, nell’Italia det dopoguerra fascista, il proprio tempo compiuto. La distinzione, se proprio vi deve essere, si puà ridurre ad accenti diversi sull’«italianità» e sull’«internazionalità». Ma il ruolo centrale rimane l’esigenza
comune di un’«architettura d’avanguardia, sia essa futurista, purché assolutamente moderna, cioè libera da qualsiasi peso di stili antichi». In questo senso emerge un altro elemento di comunanza che lega l’autore e I due movimenti. Non solo una sorta d’ansia delta modernità, ma, soprattutto, l’ansia di essere presente nella modernità, che viene vissuta non come condizione, situazione, ma come imperativo etico. L’ansia di essere «assimilati» al moderno, di essere presente laddove si giocano i destini dell’avanguardia corne proiezione verso il futuro è l’elemento determinante.
Questa accoglienza di una vissuta contemporaneità det moderno, ci viene ricordata dallo stesso Sartoris: «Il futurismo fu per me una bandiera, fu il solo movimento di schietta avanguardia che mi aveva offerto ospitatità».

Cosi, se da un lato Fillia aveva potuto affermare che l’arte futurista appare come la sota arte ricca di elementi e di valori fascisti, datl’altro lato Sartoris lamentava l’inadeguatezza del razionalismo nostrano rispetto all’incontrovertibile identità tra fascismo e modernità.


Alberto Sartoris: 1926-1946.
Tutors: Prof.ssa Anna Giannetti, Prof. Vincenzo Trione
Dottorando: Biagio Granata




Cap. I: “Un compagno di strada”

1.1 Giolli e “l’opposto dell’utopia”
1.2 Sartoris e il gruppo futurista torinese
1.3 Il mito San’Elia
1.4 Futurismo versus razionalismo
1.5 Regionalismo critico

Cap. II: Geografia sartoriana. Viaggio di un apolide.

2.1. Il primo Ciam di La Sarraz
2.2. Parigi e Cercle et Carrè
2.3. Milano e la Galleria del Milione
2.4. Il gruppo di Como
2.5. Canarie: Sartoris e Westerdahal verso “l’armonia del sublime”

Cap. III: Il rapporto funzionalismo/razionalismo nella lettura critica degli
elementi.

3.1.
3.2.
3.3. work in progress
3.4.
3.5.

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